Fin dalla sua nascita il fiore all’occhiello delle collezioni contenute nel museo è stata la raccolta di mosaici provenienti dalle ville romane del Nord Africa, tutti databili tra il II e IV secolo d.C.. Questi sono così numerosi che si rischia di non apprezzarne l’effettivo valore artistico e storico. Anzi, il visitatore addirittura si trova a calpestare, perché collocati come pavimento, quelli di minor valore nel corso della visita al museo. Ma come mai proprio in questa regione si sono conservati così tanti mosaici pavimentali, molti di più per esempio rispetto a quelli provenienti dalle ville patrizie nelle vicinanze di Roma o di molte parti della penisola italica. Innanzitutto la zona del Nord Africa in epoca imperiale risultava essere tra le più prospere dell’area mediterranea. Grano e olio venivano coltivati da ricchi imprenditori appartenenti alle classi aristocratica e equestre romane e spediti a Roma per il sostentamento della plebe dell’Urbe con lucrosi guadagni. Per decorare le proprie ville i potenti locali scelsero i mosaici pavimentali rispetto agli affreschi parietali la cui tecnica era meno conosciuta nella regione. Non solo, il clima caldo e secco ha contribuito alla conservazione di molti di essi rispetto ad altre province dell’Impero romano. Le tecniche impiegate per la realizzazione di quasi tutti i mosaici tunisini sono quelle dell’opus tessellatum, con le immagini formate da piccoli cubetti (tessere) di pietra colorata posati su un strato di malta sulla quale, in precedenza, veniva dipinto un disegno preparatorio che serviva da traccia per la posa delle tessere stesse, e dell’opus vermiculatum in cui le tessere sono più piccole e hanno forma irregolare per seguire i contorni delle figure. Il non essere stati esposti per secoli ad umidità, pioggia e gelo ha fatto sì che i mosaici tunisini abbiano mantenuto fino ai nostri giorni gli originali colori vivaci, realizzati grazie alla disponibilità in loco di pietre di vari colori. Oltre ad essere raffinate opere d’arte i mosaici del Bardo sono un prezioso libro aperto sugli usi e costumi della società romana. Infatti parte di essi raffigura, come di moda nelle ville patrizie dell’età imperiale, temi legati alla mitologia. E’ il caso del mosaico di Perseo che libera Andromeda o di quello che ci mostra Venere alla toilette o della ancor più famosa rappresentazione di di Virgilio tra le muse Clio e Melpomene, uno dei gioielli del museo, essendo il più importante ritratto del poeta romano che ci sia giunto; ma anche del Trionfo di Nettuno, forse il mosaico più conosciuto del Bardo.
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