Ma un numero altrettanto significativo di mosaici descrive quell’opulenza e quella ricchezza tipica delle classi abbienti della regione, ed ecco allora le scene che illustrano i giochi dell’anfiteatro offerti proprio dai benestanti a tutta la popolazione (ricordiamoci che a El Jem, l’antica Thysdrus romana, è tutt’ora in piedi un anfiteatro secondo solo al Colosseo per dimensioni ed in grado di ospitare 35.000 spettatori); il mosaico con La corsa di carri in un circo ne è il più fulgido esempio. Ma era d’uso anche mostrare da parte del proprietario della villa agli ospiti da dove veniva la propria ricchezza ed ecco allora raffigurate per mezzo di centinaia di piccole tessere abilmente composte le tenute agricole con le loro attività, tra cui, e qui entra in campo la nostra passione, quelle legate alla pesca e alla caccia. La proprietà del signore Giulio: rappresenta una grande proprietà al centro della quale è raffigurata una villa romana attorniata da scene ripartite su tre livelli. Nella parte a sinistra, il proprietario arriva a cavallo seguito da un valletto. A destra è appunto rappresentata la partenza per una battuta di caccia. Si distinguono dei cani e sulla spalla di un uomo delle reti. L’opera risale alla fine del IV secolo-inizio del V secolo d.C. ed è proveniente da Cartagine. Se in epoca Repubblicana l’esercizio venatorio almeno fino al III sec. a.C. era visto come un’attività servile (ci vollero gli Scipioni, famiglia patrizia di spiccati interessi greco-orientali, che per primi intesero la caccia come sport e attività preparatoria e complementare a quella marziale), il vero periodo d’oro delle cacce romane è stato il II sec d.C. . Sia grazie alla sempre maggior diffusione degli spettacoli nelle arene degli anfiteatri nei quali i gladiatori tra le altre cose erano sovente chiamati a confrontarsi con belve provenienti dai quattro angoli dell’impero, sia alla pratica che di essa facevano anche imperatori del carisma di Traiano, la caccia si diffuse sempre più anche come attività ludica non sconveniente ad un patrizio o ad un’illustre membro dell’ordine equestre. I nostri benestanti commercianti di grano e di olio del Nord Africa, cittadini romani a tutti gli effetti, amavano aver sotto i piedi pavimenti che inscenassero battute di caccia ricche di selvaggina sempre nell’ottica di trasmettere quel senso di opulenza e di stabilità per cui gli arredi delle ville erano concepiti. Ma che tipo di cacce si praticavano in epoca imperiale e con quali tecniche?
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