Probabilmente erano affamate e prive di forza per potere riprendere il volo verso sud. Poco dopo la mia auto scivolò verso destra sul margine della strada e non riuscì più a rientrare in carreggiata. Per un colpo di fortuna dopo un periodo di tempo che mi parve interminabile, vidi arrivare dall’opposto senso di marcia un fuoristrada che mi pareva di riconoscere. Lo conduceva un mio caro amico cacciatore di Reggiolo che, come immaginavo, si offrì di riportarmi a casa mia a Gualtieri. Si fermò anch’egli incuriosito vedendo il branco di oche sulla neve. Esse tentavano inutilmente di beccare sul manto nevoso cercando di arrivare all’erba per sfamarsi. L’amico mi lanciò un’idea: “portiamo un sacco o due di mais secco perché possano mangiare altrimenti fra pochi giorni moriranno di fame”. Fu una geniale
idea. Subito dopo acquistando il mais, ritornammo sul luogo lasciando vari mucchietti di cereali. Mentre ci avvicinavamo a piedi le oche per paura e a fatica corsero al lato opposto al nostro non riuscendo evidentemente a volare. Il giorno dopo l’amico mi telefonò felice a casa dicendomi che le oche avevano mangiato e invitandomi ad aiutarlo per portare altro mais nel pomeriggio dello stesso giorno. Dopo pochi giorni quando gli uccelli avvistarono il fuoristrada, non fuggirono più dal luogo ove posavamo i cereali. Si allontanarono con sussiego come vecchie signore quasi che non volessero dare troppa confidenza agli umani. Avevano capito che con noi arrivava il cibo e la salvezza. Dopo circa una settimana l’amico mi telefonò dicendomi che quella mattina le oche erano sparite, probabilmente ripartirono nella notte essendo riuscite a prendere il volo. Mi disse che la sera prima quando egli era andato a spargere il mais queste improvvisamente si erano messe tutte a cantare sbattendo le ali, quasi che il loro fosse un saluto e un ringraziamento. Pensammo, pur senza prove, che esse provassero un sentimento di gratitudine che di solito ritenevamo riservato agli esseri umani e non ad altri esseri viventi. L’episodio mi colpì molto e ancora oggi non l’ho dimenticato.
Storie di oche e di..spinoni
Condividi:





