Sigaro da intenditori, non c’è che dire, questo 1815. A crudo gli aromi legnosi imperano senza sconvolgere un equilibrio davvero mirabile di tostatura e stalla. Ma già all’accensione, fluida, questi legni si sprigionano e si coagulano in sentori di noci e un primo sottofondo di resina. La forza notevole del sigaro si evidenzia già dalle prima boccate, dal tiraggio meccanicamente perfetto, ma tenderà a crescere ancora di più andando verso la parte centrale, dove tale intensità sarà dominata dal caffè amaro e dal cuoio. Cenere chiara, appena striata di nero, questo 1815 va aspirato piano, con rispetto, e il gusto rimarrà sapido senza disturbare con punte di eccessive asprezze, sempre possibili con prodotti di questa forza. Se avremo fatto un “buon lavoro”infatti, l’ultima parte sarà davvero straordinaria: un torrente di aromi di resina, di noce, di legno pregiato e cuoio pervaderà i nostri sensi persistendo con decisione, ma piacevolmente. Mai come in questo caso, è utile paragonare il sigaro ad un buon distillato: se infatti berremo tutto d’un fiato un pregiato brandy, ad esempio, percepiremo solo l’alcool e la decima parte degli aromi che invece potremmo gustare centellinandolo. Con il 1815 è la stessa cosa. E’ un manufatto troppo complesso per il tabagista assatanato, al quale consigliamo, oltre che di ridurre il fumo, anche di rivolgersi ad altri prodotti. Questo sigaro infatti è perfetto, a mio giudizio, per stimolare riflessioni, e per accompagnare, oltre che un distillato di alto pregio, anche un buon libro o un bel film di quelli da godere sulla propria poltrona preferita in una piovosa sera d’autunno…
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