Data la sua particolare morfologia, il Padule di Fucecchio ha sempre avuto nei secoli una grandissima importanza strategica sia come sbarramento naturale contro eserciti invasori, sia come luogo di rifugio. La prima citazione storica è l’attraversamento di esso che fece l’esercito di Annibale in marcia verso sud durante la Seconda Guerra Punica. Al di là della leggenda, che vuole che proprio qui il condottiero cartaginese abbia perso un occhio o a causa del clima malsano della palude o per un attentato da parte di alcuni abitanti del luogo, il fatto storico è che l’acquitrino, la strada più breve che si prospettava ai punici, volle il suo tributo in vite; sprofondarono nel fango e morirono sfiancati anche diversi animali da soma. Tra il VI e il XIV sec., il territorio del Padule è rimasto essenzialmente caratterizzato come zona acquitrinosa, paludosa e malsana, i pochi insediamenti in loco sorgevano lungo la cintura collinare circostante. Nel 1328 la Repubblica di Lucca, sotto il cui dominio si trovava, fu costretta a cedere la zona alla Repubblica fiorentina. Ma è nel XVI secolo che il Padule inizia ad assumere quelle caratteristiche che per la maggior parte lo delineano anche oggi quale bacino riservato alla pesca e territorio ad uso agricolo,
anche se a dire la verità durante i secoli non fu pacifica la convivenza degli interessi di chi voleva il Padule di Fucecchio come territorio agricolo e chi invece lo preferiva come bacino lacustre. Sta di fatto che Cosimo I de’ Medici nel 1549, dette ordine a Luca Martini di realizzare una rete idrica per fare del lago un vasto bacino per la pesca. Venne costruita quindi la chiusa di Ponte a Cappiano che aveva anche una funzione militare, in quanto oltre a regolare l’altezza dell’acqua del bacino a fini agricoli, in caso di necessità bellica consentiva anche di allagare tutta la zona. Chiudendo lo sbocco in Arno però si trasformò tutta la Valdinievole in una palude acquitrinosa piena di zanzare e quindi ricettacolo di febbri malariche. Solo sotto Pietro Leopoldo I dei Lorena si iniziò ad affrontare questo problema in maniera seria e scientifica. Si legiferò infatti in materia in modo da assicurare il naturale deflusso delle acque e il taglio periodico delle erbe palustri. Non solo si
coinvolsero direttamente i proprietari della Valdinievole nella progettazione e nella manutenzione delle operazioni idrauliche; venne creata a tale scopo nel 1786 una Deputazione del Padule di Fucecchio, il primo storico consorzio idrico locale, costituita dai rappresentanti delle cinque Imposizioni dei Fiumi della Valdinievole e da altri possidenti. Prende così il via la prima vera manutenzione di tutta l’area del Padule, istituzionalizzata poi nel 1803 con la creazione del “Consorzio coattivo dei proprietari dei terreni del Padule di Fucecchio”, alla dipendenza diretta del governo Granducale che dal canto suo, pur tenendo conto degli interessi agricoli dei coltivatori, pretendeva però che fosse effettuata la manutenzione dei corsi d’acqua anche al fine di permettere la navigabilità di alcune aree. Con l’unità d’Italia il Consorzio non viene sciolto, anzi cresce fino al riconoscimento con D.M. 23 Marzo 1931 n.822 del titolo di “consorzio di bonifica” e quindi successivamente a quello di “ente di diritto pubblico” ai sensi dell’art. 59 del R.D. 13 febbraio 1933 n. 215. Con l’entrata in scena delle Regioni per le competenze di bonifica dagli anni Settanta in poi, il Consorzio è ancor più cresciuto sia per quanto riguarda l’estensione territoriale, sia per quanto riguarda le funzioni svolte.
In mezzo purtroppo un episodio che legherà il Padule non alle attività d coltivazione o di pesca o di salvaguardia della natura ma ancora al dramma della guerra, in questo caso la Seconda guerra mondiale. Il 23 agosto 1944 proprio alcune zone del Padule furono teatro di un rastrellamento operato dal 26º Reparto Esploratori e dal 9º Reggimento Granatieri Corazzati appartenenti alla 26ma Divisione corazzata tedesca, agli ordini del generale Peter Eduard Crasemann, dislocata in loco, in risposta ad attacchi partigiani messi in atto da elementi del gruppo combattente “Silvano Fedi”. Nell’azione persero la vita 174 civili. A perenne ricordo di questi tragici fatti, a Castelmartini, nel settembre 2002, è stato inaugurato un monumento. I compiti del Consorzio di Bonifica oggi includono oltre la manutenzione delle opere idrauliche e la tutela dal rischio idraulico, anche la salvaguardia ambientale. L’intensa urbanizzazione e l’industrializzazione del secondo dopoguerra avvenute in zona hanno infatti creato la necessità per il Consorzio di tutelare anche dal fattore inquinamento l’ecosistema Padule a lui affidato. Questa grande zona umida ospita infatti molte specie animali e vegetali. E’ un habitat per mammiferi, pesci, molluschi, artropodi, batteri, protozoi, alghe e funghi, ma anche per molti altri microrganismi. Dal punto di vista vegetale nel Padule crescono specie di tipo boreale, alpino altomontano ed eurosiberiano giunte dal Nord con i ghiacci nel periodo del Quaternario. Il microclima di questa zona umida ha incredibilmente permesso a queste piante di sopravvivere a delle latitudini molto più a sud di quelle originarie.
Il Padule di Fucecchio
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